Il Pisa Book Festival per la traduzione letteraria: ecco la terzina finalista del “Pisa Book Translation Award”

Cerimonia di premiazione il 2 ottobre nel corso della XIX edizione del Pisa Book Festival.

Assegnato anche un premio alla carriera a Bruno Mazzoni, traduttore di Mircea Cartarescu e Ana Blandiana.

Pisa, 14 luglio 2021, La prima edizione del Pisa Book Translation Award, il Premio organizzato dal Pisa Book Festival in collaborazione con il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa, annuncia la terzina dei finalisti selezionata dalla giuria di esperti. 
I testi finalisti sono: Bernardo Atxaga, Obabakoak, traduzione di Sonia Piloto Di Castri (21lettere, 2020 – edizione originale basca 1988), Martin Michael Driessen, Fiumi, traduzione di Stefano Musilli (Del Vecchio Editore, 2020 – edizione originale olandese, 2016), Grigorij Služitel, Il mondo secondo Savelij, traduzione di Sydney Vicidomini (Francesco Brioschi Editore, 2020 – edizione originale russa, 2019).
Nello stesso contesto sarà assegnato anche un Premio alla Carriera a Bruno Mazzoni, tra i massimi esperti in Italia di lingua e letteratura romena, di cui è stato professore ordinario all’Università di Pisa. Già insignito del Premio nazionale per la traduzione del Ministero dei Beni Culturali nel 2008, Bruno Mazzoni ha tradotto i testi della poetessa Ana Blandiana e di Mircea Cartarescu, finalista del Premio Strega europeo 2016.
Il Premio, nato con lo scopo di valorizzare il prezioso contributo dato dalle traduttrici e dai traduttori alla diffusione delle conoscenze e agli scambi culturali tra le nazioni, ha visto la partecipazione di una ventina di testi narrativi e saggi, tradotti da undici lingue diverse (croato, francese, georgiano, inglese, olandese, polacco, portoghese, russo, serbo, spagnolo, tedesco) e appartenenti a culture letterarie europee ed extra-europee. Le opere presentano una fenomenologia molto ampia, che spazia dalla raccolta di racconti al romanzo, dal resoconto di viaggio alla divagazione autobiografica, dallo studio antropologico al romanzo documentario.
La giuria del Premio è presieduta da Roberta Ferrari, docente di Letteratura Inglese all’Università di Pisa; gli altri componenti sono: Alberto Casadei, docente di Letteratura Italia all’Università di Pisa e condirettore della rivista Italianistica, Roberta Cella, docente di Linguistica italiana e Storia della lingua italiana all’Università di Pisa e condirettrice della rivista Italiano a scuola, Lucia Della Porta, editrice e direttrice del Pisa Book Festival, Enrico di Pastena, docente di Letteratura spagnola all’Università di Pisa e condirettore della rivista Anuario Lope Vega.

I testi finalisti e le motivazioni della Giuria di esperti

Bernardo Atxaga, Obabakoak, trad. di Sonia Piloto Di Castri, 21lettere, 2020 (ed. originale basca 1988)
Motivazione
L’opera di Bernardo Atxaga si distingue per un uso altamente creativo del linguaggio e per un insistito gioco intertestuale e metanarrativo. Scritto in lingua basca nel 1988 e tradotto l’anno successivo in castigliano dallo stesso autore, il testo ibrida romanzo e racconto, in una struttura tripartita in cui il realismo iniziale cede il passo al fantastico e a stilemi narrativi tipicamente postmoderni. La parola letteraria vi è costantemente interrogata, misurata nella sua capacità di ‘dire’ il mondo, contaminata nel costante confronto con ciò che già è stato detto, narrato, scritto. Fulcro spaziale di questa complessa operazione narrativa è l’eponimo villaggio basco di Obaba, cui la narrazione, pur nella varietà delle storie e delle ambientazioni, costantemente tende attraverso il movimento centripeto di personaggi, episodi e ricordi.
La traduzione di Sonia Piloto Di Castri rende, con precisione e sensibilità, le molteplici sfumature della lingua di Atxaga, restituendola in tutta la sua ricchezza immaginifica. 
Martin Michael Driessen, Fiumi, trad. di Stefano Musilli, Del Vecchio Editore, 2020 (ed. originale olandese, 2016)
Motivazione
Pur diversi per ritmo e sviluppo narrativo, i tre racconti che compongono Fiumi di Martin Driessen tracciano un quadro unitario all’interno del quale l’autore descrive un’umanità segnata da profonde ferite, in preda a solitudine e pregiudizi, ma anche desiderosa di riscatto e cambiamento. I fiumi che fanno da sfondo alle tre storie attraversano tempi e spazi differenti, ma condividono lo stesso portato simbolico: evidente metafora della vita nel suo incessante divenire, come pure della fluidità di un reale che non può essere imbrigliato in rigide categorie, il fiume si trasforma anche in un potente simbolo di morte, monito alle velleità dei protagonisti. 
È questa la realtà che la prosa di Driessen delinea con chirurgica precisione e che la traduzione di Stefano Musilli ci consegna nella sua estrema lucidità.
Grigorij Služitel, Il mondo secondo Savelij, trad. di Sydney Vicidomini, Francesco Brioschi Editore, 2020 (ed. originale russa, 2019)
Motivazione
Il romanzo cattura il lettore grazie a un intreccio accattivante, che diverte e commuove insieme, e che si presta a una lettura stratificata: da semplice storia di gatti ad allegoria del mondo contemporaneo, in cui momenti spassosi si alternano a pause malinconico-meditative. La voce felina scelta dal romanziere non mira a un effetto straniante; ambisce, semmai, a guidare il lettore nell’esplorazione del mondo da una prospettiva ‘altra’ e, in questo modo, a rivelargliene risvolti inaspettati.
La traduzione di Sydney Vicidomini mantiene, senza cedimenti o sbavature, il tono ironico e delicato dell’originale, come pure il ritmo di una prosa semplice ma molto coinvolgente.