Superare il Muro, superare il passato: letteratura in lingua romena in Europa, con l’Europa, verso l’Europa

Dalla Romania. Da quella zona di confine incerto a cui nessuno sa dare una denominazione esatta: Europa dell’Est, Europa Centrale, Balcani, Levante, Mitteleuropa – dipende dal momento in cui si parla, dallo stato d’animo di chi sceglie il vocabolo, dalle necessità ideologiche o culturali, da come si ritaglia ogni volta la mappa dell’Europa. Ma queste sono etichette.
Nel 2002 sono tornato con mia moglie in Romania dagli Stati Uniti, dopo un anno trascorso lì. Siamo atterrati ad Amsterdam, dove abbiamo fatto una passeggiata in città e, ad ogni passo, in ogni angolo di strada, abbiamo provato la stessa sensazione: “Siamo a casa! Siamo tornati a casa”. Ed era proprio vero.
Al di là delle etichette o delle piccole differenze culturali, l’Europa – dal Nord al Sud, dall’Est all’Ovest – ha un non so che di comune, di familiare, difficile da descrivere a parole, che si avverte soprattutto quando ti manca. Ai romeni questo è mancato per più decenni. Sognavano l’Europa e le attribuivano nomi diversi: Occidente, Ovest, Al di là. Erano pur sempre etichette, che in realtà nascondevano il trauma della rottura, la nostalgia del ritorno.
Ora siamo tornati.
(Radu Pavel Gheo, scrittore invitato)
Radu Pavel Gheo porta sulla scena, con la sua prosa raffinata e densa di forza, una coinvolgente trama che si dipana in molte direzioni (dalla Romania di Ceauşescu agli Stati Uniti degli anni Duemila), tessuta intorno alla vita di quattro giovani amici che in Buona notte, bambini! sognano di vivere liberi. Il romanzo racchiude una storia totale, che riesce a cogliere gli slanci, i sentimenti e le delusioni dei protagonisti, ma anche la totalità dell’esistenza, con i suoi particolari alienanti e tragicomici, generati dai meccanismi perversi tipici della società dittatoriale. Vissuto a Timişoara, nella grande città romena più vicina all’Occidente, da cui è iniziata nel dicembre del 1989 la rivolta contro il dittatore, Radu Pavel Gheo ha curato con Dan Lungu un volume di testimonianze di 17 scrittrici sulla loro esperienza ai tempi del regime, in cui si rispecchia l’esperienza di milioni di donne della Romania e dove si raccontano i traumi indelebili subìti a seguito del divieto d’aborto e di altre interdizioni (Compagne di viaggio. Racconti di donne ai tempi del comunismo).
L’identità è al centro dell’Età dei giochi, romanzo con cui Claudiu Florian ha vinto nel 2016 il Premio dell’Unione Europea per la Letteratura, ora edito da Voland. Ecco, dunque, un altro romanzo in cui l’individuo fa i conti con la storia, e che ha come protagonista un bambino della multietnica Transilvania. Ambientata nella Romania degli anni Settanta, la storia ingloba luoghi e tempi diversi, esplorando il delicato rapporto tra la ricerca delle proprie origini e il peso dei pregiudizi nei contesti multiculturali.
Eugen Uricaru, propone con Vladia (Besa) – il cui titolo indica un cosmo immaginario – un’utopia fantastica in cui i personaggi sperimentano nel regime della finzione le conseguenze della libertà assoluta e di una felicità che non tarda a rivelarsi illusoria. Il romanzo si costruisce sul confronto tra storia e utopia, tema ripreso in altre opere narrative di Uricaru.
Gli autori dialogheranno con il pubblico in occasione del dibattito Superare il Muro. Trent’anni dopo il ritorno in Europa della Romania, tre grandi scrittori ricordano gli anni bui della dittatura guardando al futuro.
Completano il programma un incontro sulla letteratura in traduzione, dedicato alla versione italiana a cura di Bruno Mazzoni del Levante di Mircea Cărtărescu, ampia epopea postmoderna in cui il miraggio dell’erudizione enciclopedica, l’ironia e la parodia tradiscono il fascino della totalità e l’intenzione di produrre un’opera in cui possa rispecchiarsi la letteratura universale di tutti i tempi; e un incontro-dibattito sui segreti del mestiere del traduttore e sulle gioie e le insidie della traduzione dal romeno all’italiano. Insieme a Emilia David, docente di Lingua e Letteratura romena all’Università di Pisa, e agli scrittori invitati, interverranno i professori Bruno Mazzoni, Roberto Merlo e Raffaele Donnarumma, il traduttore e studioso Mauro Barindi e lo scrittore Vanni Santoni.
Il Focus Romania all’interno del Pisa Book Festival nasce in coincidenza con un anniversario speciale: i trent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, che nel nostro immaginario è diventato il simbolo del crollo delle dittature nei paesi dell’Europa Centrale e dell’Est. La letteratura romena è una testimone particolare di questo bivio della storia, poiché la Romania ha conosciuto per quarant’anni i rigori e le privazioni di uno dei più drastici regimi totalitari, a cui molti scrittori hanno opposto la propria arte, dovendo pagare alcuni con il silenzio, altri col carcere o con l’esilio – come la famosa triade Mircea Eliade, Emil Cioran, Eugène Ionesco e, sul finire degli anni Ottanta, Norman Manea e Herta Müller – oppure vedendo i propri libri stravolti dalla censura. Oggi, in condizioni di piena libertà, la letteratura romena sperimenta svariati modelli letterari – da quelli del postmodernismo autoctono ai nuovi realismi degli ultimi decenni – e riflette sulla propria identità e memoria, sull’attualità e su un passato che stenta a passare, poiché ha lasciato ferite profonde. Il programma è curato da Emilia David e organizzato in collaborazione con il Dipartimento di Filologia, Letteratura e Linguistica dell’Università di Pisa.